Una delle espressioni che negli ultimi tempi ricorre sempre più spesso nel lessico di alimentazione e benessere è il “craving da carboidrati” (dall’inglese to crave, “desiderare”).

Si tratta di una ricerca continua ed eccessiva di certi cibi, nello specifico dei carboidrati. Per capire come funziona il craving è però importante conoscere quali sono i vari meccanismi che regolano la sensazione della fame, questi in fatti posso essere sia legati ad aspetti fisiologici (il bisogno di nutrimento) sia ad aspetti psicologici (il bisogno di sentirsi appagati). Si sà infatti che la sensazione di fame è influenzato dalle abitudini di vita, dall’attività fisica, da quella mentale. A volte, la sensazione di avere appetito è influenzata da una sorta di voglia compulsiva di cibo senza una vera necessità fisiologica, cioè un bisogno irrefrenabile di mangiare che non può essere disatteso dalla persona stessa, la quale si sente come “obbligata” a rispondere a questa necessità: questo è il craving.

Da tutto questo si evince che il nostro stato emotivo incide molto sulle nostre scelte alimentari e, in molti casi i cibi vengono preferiti proprio in base all’effetto che producono sull’umore. In pratica nasce in noi un desiderio sempre più forte di ricerca di quel determinato alimento, che sappiamo sarà fonte di soddisfazione e di piacere.

Nelle persone lo stato emotivo e l’umore sono regolati dall’equilibrio di un certo numero di neurotrasmettitori (sostanze chimiche che mettono in comunicazione i “messaggeri” del cervello, i neuroni) quali la serotonina e le beta-endorfine, influenzati dall’assunzione degli zuccheri, ma anche dalla dopamina ovvero l’ormone della ricompensa che crea in noi una sorta di dipendenza da zuccheri di cui parleremo più avanti in un articolo

Ogni volta che ingeriamo un pasto a base prevalente di carboidrati (di qui il nome di craving da carboidrati), che equivalgono a zuccheri a lento rilascio, o direttamente lo zucchero semplice ( ovvero: pasta, pane, riso, patate o zucchero, ricordatevi che la differenza non è così sostanziale come ci hanno fatto credere, per questo è sempre meglio mangiare i carboidrati assieme alle proteine e grassi) l’organismo risponde con una maggiore produzione di serotonina, con un effetto decisamente rilassante e antidepressivo.

Il nostro organismo è, però, “intelligente” e fa in modo che la secrezione di serotonina sia mossa anche da altri alimenti come la frutta secca, che è anche un’ottima fonte di proteine e sali minerali tra cui calcio, ferro, potassio e magnesio e vitamina B6, tutte sostanze che aiutano il cervello a secernere serotonina. Inoltre, anche l’attività aerobica, come correre o nuotare, aiuta a mantenere alta la disponibilità di serotonina all’interno dell’organismo.


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